Data: 31/03/2006 - Anno: 12 - Numero: 1 - Pagina: 42 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Giovanna Durante (Altri articoli dell'autore)
“Greciamagna” o “greciamagghja” è un termine ormai quasi scomparso ma anticamente molto in uso nella Calabria media ionica e tirrenica. La sua origine si perde nella notte dei tempi; risale forse all’epoca della colonizzazione greca che, iniziata nella seconda metà del secolo ottavo a. C. da parte dei Calcidesi, abitanti dell’Eubea, prese ampio e rapido sviluppo nei secoli successivi. A Pizzo, a Vibo Valenzia e paesi vicini, dove i colonizzatori greci hanno lasciato una grossa impronta della loro civiltà, ancora oggi si sente dire: “C’era una greciamagna di persone” per indicare una massa informe di gente rumorosa e caotica. A Montepaone, a Badolato e dintorni il termine è “greciamagghja” così come nella zona di Rosarno, in particolare a San Ferdinando, mentre a Gerace e nei paesi limitrofi esso subisce una lieve modifica e diventa “greciomagna”. Insomma, cambia solo qualche sillaba ma il senso rimane lo stesso. Etimologicamente parlando non v’è dubbio che “greciamagna” derivi dalla trasposizione di “Magna Grecia”, denominazione data per la prima volta dallo storico Polibio, del secondo secolo a.C., alle coste da Taranto a Reggio e che successivamente stette ad indicare il complesso delle colonie greche dell’Italia meridionale e della Sicilia. Non v’è altresì dubbio che il nome in questione significhi moltitudine, ragazzaglia e che venga inteso in senso dispregiativo (vedi Vocabolario dialettale di G. Rohlfs). Il perché si può facilmente ipotizzare: inizialmente l’invasione da parte delle popolazioni greche immigrate nei territori calabri non sarà stata accettata di buon grado dagli indigeni (e chi accetta di buon grado gli invasori?) anche se successivamente si ebbe una naturale integrazione tra i due popoli, che ha contribuito al fiorire di un’indiscussa civiltà le cui tracce sono ancora oggi molto evidenti. Nello stesso contesto va considerato un altro vocabolo antico: “grechijàra” che in italiano vuol dire “grecheggiare” e cioè imitare i Greci nella lingua e nel costume, mentre nel dialetto calabro assume il significato di “tartagliare” e più esattamente di “biascicare”, “farfugliare”. Anche l’espressione “parlare greco” usata in senso figurato, nella nostra lingua sta ad indicare “esprimersi in modo oscuro, incomprensibile”, mentre in gergo dialettale vuol dire addirittura “sragionare”. In tutti i casi citati è evidente il riferimento ai colonizzatori greci detti “Italioti”, un tempo considerati dalle popolazioni invase in modo poco benevolo e per niente accomodante.
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